ARTEMIS 2024: prossima fermata LUNA!

Il primo recente successo del programma Mars 2020 che ha portato il rover Perseverance su Marte nel febbraio scorso non deve farci dimenticare l’altro programma NASA, ambizioso e di prossima realizzazione, con cui l’uomo tornerà sulla Luna dopo poco più di mezzo secolo dalle missioni Apollo degli anni 60 – 70: il programma Artemis. Con Artemis la NASA riporterà l’uomo e soprattutto porterà la prima donna sulla Luna nel 2024 utilizzando tecnologie innovative per esplorare ancora più a fondo il nostro unico satellite come mai prima d’ora sia stato fatto. Ciò per sviluppare nei prossimi anni materiali e tecnologie utili ad impiantare la prima colonia permanente lunare e mettere così un altro, fondamentale mattoncino nella corsa verso la conquista del pianeta rosso.

Dopo diverse peripezie dovute soprattutto ai vari aggiustamenti e tagli del bilancio NASA effettuati dalle Amministrazioni Obama e Trump, il programma ha iniziato la sua attività nel 2017 e da un punto di vista tecnico si basa su tre concetti fondamentali, già in fasi avanzate di sperimentazione e sviluppo; lo Space Launch System, la capsula Orione e il Lunar Gateway. Vediamoli singolarmente.

Lo Space Launch System (SLS) è il razzo vettore che avrà il compito di portare in orbita lunare gli equipaggi alloggiati nelle capsule Orion e nasce come sintesi dei vettori progettati per il programma Constellation, avviato dall’allora Presidente G.W. Bush per sostituire l’ormai obsoleta flotta Shuttle. Tuttavia i vari ritardi accumulati portarono il Barack Obama a rivedere il programma, annullandolo, e incentivando invece la creazione di un unico vettore più potente, sempre compatibile con le capsule Orion, per centrare l’obiettivo di un nuovo sbarco sulla Luna entro gli anni 20 del nuovo secolo.  Poco più basso del Saturn V, l’SLS si compone di uno stadio centrale a propellente liquido più due razzi laterali a propellente solido in grado, complessivamente, di fornire una spinta di circa 9000 KN (KiloNewton), per carichi utili che vanno da 70 a 140 tonnellate a seconda delle configurazioni scelte.

L’idea delle capsule Orion nasce invece all’indomani del disastro dello Shuttle Columbia che impose all’amministrazione NASA l’esigenza di progettare una seria alternativa all’ormai vetusto programma Shuttle. Nata genericamente come Crew Exploration Vehicle, la Orion viene sviluppata a partire dal 2005 dalla Lockheed Martin unitamente alla Boing e venne lanciata nel primo volo senza equipaggio il 5 dicembre 2014 compiendo con successo due orbite terrestri a 5700 km di quota. Il primo volo con equipaggio a bordo è previsto per il 2023 e a piena operatività la capsula sarà in grado di sostenere missioni nello spazio per 21 giorni in autonomia e di 210 giorni se agganciata ad altri dispostivi, tra cui il Lunar Gateway che vedremo tra poco. Nel suo insieme la capsula Orion è composta da un modulo destinato ad ospitare l’equipaggio di 4 astronauti sviluppato dalla Lockheed Martin e da un modulo di servizio ideato in collaborazione con l’ESA la quale, ha sua volta, si è avvalsa della partecipazione del colosso Airbus. Nonostante la somiglianza tra la Orion e le capsule del programma Apollo, le differenze a livello tecnologico sono decisamente notevoli partendo innanzitutto dai nuovi materiali utilizzati e ideati appositamente per il ritorno sulla Luna e per l’arrivo su Marte.

Il Lunar Gateway è infine la vera e propria “porta” sulla Luna. Si tratta infatti di una stazione orbitante intorno al nostro satellite che permette di ricevere le capsule Orion in arrivo dalla Terra e di raggiungere qualsiasi punto del nostro satellite tramite lo Human Landing System che, come il Lunar Gateway, è ancora in fase di progettazione. Si stima che i primi moduli del LG siano pronti entro il 2026. Questa data, risultato di un posticipo rispetto a quanto inizialmente stimato dalla NASA, è dovuta anche al fatto che si sono voluti concentrare gli sforzi per la progettazione e creazione di un perfetto sistema di allunaggio che dovrebbe essere pronto per il 2024 in modo da rispettare le tempistiche per il ritorno umano sulla Luna.

La portata decisamente ambiziosa del programma Artemis, le cui conseguenze e ricadute sul futuro dell’esplorazione umana dello spazio sono certamente notevoli, impone di seguire costantemente gli sviluppi del progetto che getta, per la prima volta dagli anni ’70, delle basi decisamente solide per la futura creazione di uno stabile avamposto lunare abitato da astronauti.

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